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Milano Drink Tour 3 - White Rabbit Speakeasy

Aggiornamento: 11 giu


poltrona in velluto rosso

Drink tour 3

A volte capita, gironzolando qua e là, di inciampare in qualcosa di insolito. Non te ne accorgi subito, devi metterci un po' di attenzione ma, se metti a fuoco e osservi in cosa ti sei imbattuto ecco che gli occhi si fanno grandi e brillanti per lo stupore.

Bene, imbattersi nel brillante White Rabbit fa un po' questo effetto.

La formula è intelligente, brillante. Non è un secret bar vero e proprio, l'indirizzo lo trovi tranquillamente su Map, quindi niente inviti speciali o raccomandazioni. Eppure per entrare devi risolvere un piccolo enigma o leggerti un testo sulla storia delle automobili per scovare la parola d'ordine. Questo è un modo giocoso per entrare non solo nel locale ma anche nel circuito delle info che poi ti arriveranno direttamente, aggiornandoti sulla musica live e altre forme di intrattenimento originali che i gestori ti propongono. Tutto ciò a coronamento di una poderosa lista di distillati di ottima caratura, di praticamente tutti i drinks classici e alcuni "signature" davvero notevoli.

L'ambiente richiama in modo esplicito e con gusto i ruggenti anni '20 del proibizionismo americano e ti fa sentire nell'ambiente giusto per rilassarti e goderti gli amici, coccolato in modo discreto ma attento dai veri gioielli di questo posto, le persone che ci lavorano.

Ed ecco qui, ci ritroviamo a fare un po' di conversazione con la head bartender, Diana, la forza motrice di questa macchina volante o, se preferite, sommergibile di Capitan Nemo.

Si siede al tavolino con noi in modo discreto, con un sorriso di quelli veri. Ci racconta della storia del locale e delle passioni di chi lo ha ideato. Ci racconta di aver cominciato come runner e come addetta al back, che tradotto significa colei che fa in modo che ai bartender non manchi mai niente nella linea bancone, insomma di essere partita dalla gavetta. Ridiamo e conveniamo insieme sul fatto che un grande bartender è quasi sempre stato prima un ottimo runner.

Le chiediamo di raccontarci qualcosa su come costruisce le sue drinklist e i signature ma lei, sempre con quel suo fare candido e spontaneo, si schernisce e dichiara che va un po' così, a intuito e a sensazione. Beh, non lasciatevi ingannare. Dietro a tutta questa (genuina) modestia e al sorridente candore si cela una forza possente, che richiama le radici di una quercia. Parliamo di passione, duro lavoro e determinazione. Vedere Diana shakerare il tuo drink con ritmica perfetta vale da sola una visita al White Rabbit Speakeasy.

 
 
 

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